Israele e Cina: partner probabili in un periodo improbabile
Un'analisi dei complessi rapporti bilaterali tra Israele e Cina.
Su MedFiles, da circa un anno a questa parte, è stato dato molto spazio sia al crescente ruolo della Cina nel Mediterraneo e sia alla politica estera di Israele per via dei suoi continui sforzi di integrazione con il mondo arabo.
Le persone iscritte a questa newsletter sin dalle prime settimane forse ricorderanno due articoli in particolare. In Il mediterraneo visto da Pechino: investimenti, commercio, conflitti cercavo di dare una lettura dei principali interessi di Pechino nell’area euromediterranea da una prospettiva economica. Alla fine di quella analisi arrivavo alla conclusione che l’impatto della presenza cinese doveva essere valutato in due prospettive differenti: una per la sponda Sud ed una per la sponda Nord:
Gli auspici, almeno per quanto riguarda l’Unione Europea, è che si riesca ad adottare una politica comune nei riguardi del Dragone. Per il Nord Africa e il Medio Oriente rimangono molte più perplessità ed i rischi che questi paesi si trovino assoggettati ad un partner ingombrante sono tutto fuorché da escludere a priori. I casi del Pakistan, dello Sri Lanka e di molti paesi africani deve servire da monito.
Ad essere sincero, alla luce degli eventi accaduti nell’ultimo anno, non so se oggi riformulerei le stesse conclusioni e ciò potrebbe spingermi a pubblicare un nuovo articolo su questo argomento nei prossimi mesi.
Ad ogni modo, per quanto riguarda il caso israeliano, ho cercato di dare grande importanza ad un argomento che viene spesso ignorato: l’imponente crescita economica di questo piccolo Paese affacciato sul Mediterraneo. Nell’articolo Il miracolo economico di Israele cercavo di andare all’origine di questo fenomeno, evidenziando quelle che, a mio giudizio, erano le sue cause principali:
Stabilità politica interna.
Alti tassi di investimento in ricerca e sviluppo in settori ad alto valore tecnologico.
Istituzioni inclusive.
Inoltre, alla fine dell’articolo suggerivo il ruolo che gli Accordi di Abramo avrebbero avuto nel promuovere l’integrazione economica del Paese nella regione.
I recenti accordi di Abramo, siglati tra Israele e gli Emirati Arabi, seguiti dalla normalizzazione dei rapporti con Bahrain e Sudan ha certamente posto le basi per una maggiore stabilità regionale e per un’integrazione più profonda. Israele e gli EAU potranno infatti collaborare sia sotto il profilo economico e sia soprattutto sotto il profilo della sicurezza collettiva in una regione che storicamente è stata falcidiata da conflitti e distruzione. Sperando che questo sia ovviamente solo il primo passo di una riappacificazione più ampia in Medio Oriente, coinvolgendo magari in questo processo anche l’Arabia Saudita, questi segnali lasciano ben sperare, almeno per il futuro più prossimo.
In effetti, i numerosi accordi siglati in questi mesi, in particolare quelli con gli Emirati Arabi Uniti nel settore energetico, hanno mostrato i grandi risultati ottenibili da una solida cooperazione tra Israele e alcuni Paesi arabi.
Fatte queste premesse, arriviamo al punto centrale di questo articolo: i rapporti bilaterali tra la Cina e Israele. Di recente ho avuto il piacere di scrivere un articolo per l’Osservatorio Mediterraneo dell’Istituto di Studi Politici San Pio V che vi lascio a questo indirizzo con la speranza che andiate a leggerlo. Di seguito, invece, trovate solamente qualche punto centrale emerso a seguito delle mie ricerche.
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Cina ed Israele: cooperazione crescente
Questi due Paesi in anni recenti hanno intensificato in maniera significativa i loro rapporti in numerosi ambiti:
Cooperazione culturale: in Israele sono presenti numerosi Istituti Confucio che operano -a differenza di molti altri casi, come quello belga- senza troppe proteste o accuse riguardanti la limitazione della libertà di stampa nei campus universitari.
Rapporti economici bilaterali: quasi la totalità degli indicatori economici, dal commercio agli investimenti, presentano dei trend positivi e in costante crescita. Di particolare interesse sono gli investimenti cinesi nel settore high tech di Israele, uno dei Paesi più avanzati dal punto di vista tecnologico.
Interessi strategici: la Cina vede in Israele un attore e uno snodo principale del suo progetto infrastrutturale Belt and Road Initiative, come testimoniato dall’interesse di Pechino verso il porto di Haifa.
Cina ed Israele: partner probabili in un momento improbabile
Alla luce delle tendenze sopra riportate, l’articolo che ho pubblicato su OSMED si concentra sul difficile equilibrio che la leadership israeliana dovrà trovare per bilanciare le spinte che arrivano, in opposta direzione, dagli Stati Uniti e dalla Cina.
È noto, infatti, che questi due Paesi stiano attraversando una profonda crisi diplomatica, definita da alcuni esperti di settore come New Cold War. Da un lato, l’America può essere considerata come un protettore storico di Israele e, ad’oggi, i rapporti tra i due Paesi continuano ad essere molto forti. Dall’altro lato, questa crescente integrazione economica con la Cina, da cui Israele ha tratto molti benefici, genera numerose preoccupazioni nell’establishment di Washington. È chiaro, quindi, che la cooperazione sino-israeliana non può essere né illimitata e né estendersi ad alcuni settori ritenuti prioritari per la sicurezza nazionale del Paese.
Anche da parte cinese, però, questa situazione pone numerosi rischi. Le risorse investite nel Paese sono state ingenti e la minaccia di un veto americano sulle questioni più sensibili rischia di far perdere a Pechino molti dei vantaggi strategici accumulati nei rapporti con Israele e, soprattutto, nella regione.
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